Gay & Bisex
IL TERAPISTA (reloaded) - seconda parte
di jeepster
13.06.2024 |
8.522 |
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"Quando i miei istinti mi chiameranno in questo senso, li sfogherò..."
È avvenuto. Sono in piedi immobile con la verga ancora a mezz’asta; sono di sale, tremendamente in imbarazzo per aver sborrato così tanto in bocca a un uomo, senza essere riuscito minimamente a trattenere il getto.Sono anche molto imbarazzato per lui, mi metto nei suoi panni: si starà chiedendo cosa penserà quel giovane sconosciuto paziente al quale, contravvenendo a tutte le regole dell'etica, ha appena succhiato e svuotato l’uccello.
Lui tira fuori un fazzoletto, se lo porta alla bocca e vi deposita quella grande quantità di me che ha testé prelevato. Poi comincia a scusarsi, non sa cosa gli sia preso, è mortificato. Mi dice che trovandosi di fronte ad una virilità così marcata, ha perso la testa.
Sono talmente sorpreso e dispiaciuto per il suo imbarazzo che non riesco a dire altro che: «Questo non si fa, non va bene… ma fa niente». Mentre mi ricompongo, lui annuisce rincuorato, dice che non capiterà più, mi ringrazia per la comprensione e mi fa uscire.
Fuori, la ragazza mi stava aspettando pazientemente, il mio pensiero è: “chissà se minimamente immaginasse”. Non riuscirei mai a dirglielo, sarei troppo inibito. Mi vergognerei.
Devo filare di corsa a casa a lavarmi, togliermi di dosso ogni traccia anche olfattiva, mi sento il tipico odore della saliva che reagisce con le mucose (insomma col glande), spero che non lo senta anche lei.
«Sei stato dentro tantissimo. Cosa è successo? Di solito li fa in tre quattro minuti»
«Ha voluto sapere delle cose per vedere se corrispondevano alle sue sensazioni... (seee!)».
Passa un giorno, ci penso, non sono contento: il mio terapeuta ha approfittato di me sessualmente. Il mio problema era di liberarmi del mal di schiena, invece ora sono nel dubbio. Ho bisogno di provare se la terapia funziona, ma allo stesso tempo temo che se ci ritorno lui si fa delle strane idee e ci riprova, e buonanotte alla mia schiena. Inoltre lo trovo decisamente poco attraente come persona, proprio l’antitesi dell'erotismo: uno gnomo dall’aspetto sgradevole; se fossi una donna mi farebbe proprio cagare.
Sicuramente il fluido caldo delle mani ha avuto degli effetti sul mio corpo: mi sento strano, non male, ma un po’ scombussolato, ho la pancia in subbuglio e vado al cesso con preoccupante frequenza. Inoltre, forse è suggestione o forse no, il trattamento alle palle e ai reni deve avere incrementato l’attività ormonale: la mia arma è perennemente carica.
Nonostante lo uso e ne abuso, è sempre in tiro.
Ripenso anche all’emozione del momento: abusato da un altro uomo, senza avere il tempo di reagire, di pensare, di decidere. Mi ha preso e basta.
Mi sorprendo nello scoprire che quel brutto ometto mi sta eccitando, e che non avverto più il mal di schiena. Forse la terapia è efficace, decido che devo proseguirla, tanto il tizio mi ha detto che si è trattato di un “incidente” e che non farà più una cosa del genere. Inoltre, a causa dell’accaduto ha rifiutato strenuamente il versamento dell’obolo previsto.
Sono passati i tre giorni prescritti dal terapista prima di una nuova seduta ed eccomi qui in panchina ad aspettare il mio turno , senza la mia ragazza appresso. Non gliel’ho neppure detto che sarei venuto, a scanso di equivoci.
Però se so che non succederà più quello che è accaduto l’altra volta, perché prima di andare alla seduta mi son lavato più accuratamente del solito il pisello e il corollario? Mah!
Si apre la porta, è contentissimo di vedermi. È cordiale e meno distaccato della prima volta. Come se niente fosse mai successo. Mi fa sedere e comincia la sua attività. Sulle spalle, nuca, cervicali eccetera. Poi le gambe, il petto, l'inguine.
Ora che abbiamo già una certa confidenza, mi sbottona direttamente i jeans, sotto i quali resta in stato quiescente la mia attrezzatura, mezza di fuori dal microslip di una taglia in meno del necessario.
Armeggia con le sue mani calde sul mio scroto, con l’altra mano mi impugna dolcemente l’uccello molliccio (ma molto grande secondo i suoi canoni).
Gli dico che “Sento”. La sua mano che mi stringe le palle mi provoca un discreto piacere, che non mi sembra neppure sessuale; l’altra ha un tocco stimolante, dolce. Pochi secondi ed ho una mazza di marmo. Lui abbandona e si concentra di nuovo sui reni e sulla nuca.
Quindi mi ritocca lì, con grande maestria, poi mi fa: «Se ti fa piacere dopo ti faccio venire».
Troppo tardi, non ha ancora finito la frase che sto già zampillando come una fontana, su di lui, sul tappeto, sul muro.
«Non ti preoccupare».
Prende dei fazzoletti di carta, con tocco sapiente pulisce il mio membro, lo spreme per bene perché non resti nulla dentro, poi come se le mani fossero le mie rimette tutto a posto, esattamente come avrei fatto io con le mie cose.
«Non andare via subito, altrimenti il fluido si disperde, resta in sala a riposare cinque minuti e comunque torna a trovarmi».
Esco e ubbidisco, sono perplesso, adoro le femmine, mi fanno impazzire, sono perennemente in caccia, non mi fermo mai, e in questo momento sono appena stato svuotato da un brutto ometto che ha vinto anche la mia notevole capacità di controllo. Non capisco.
Se lo sapessero quelli che conosco!
Vado a casa a lavarmi ma sono di nuovo talmente carico ed eccitato che sono costretto a farmi subito una sega, lì sul bidé, con un esagerato spruzzo dei tempi migliori, pensando all’accaduto.
Effetto del “fluido” o potere della psiche?
Ormai è chiaro che ho un lato nascosto: sono un po’ bisessuale, ma vedo che ciò non compromette il mio equilibrio. Continuo la mia esistenza senza farmi troppi problemi.
Quando i miei istinti mi chiameranno in questo senso, li sfogherò. Il bello di una situazione del genere è che non ho vincoli, né obblighi, né altro, il perfetto qualunquismo.
Il mio nuovo amico non sa neppure chi sono, gli ho dato un nome inventato e una città diversa da quella in cui abito realmente. Al contrario io so abbastanza cose su di lui, si è confessato, sembra affidabile. Rimarrà sempre un segreto fra di noi.
Il mio male alla schiena è rapidamente migliorato, efficacia del fluido delle mani calde? Molto probabile.
Passa una settimana; più che per la necessaria terapia, sono eccitato dall’idea di farmi toccare dalle mani esperte di quell’ometto.
Non vado più accompagnato dalla ragazza, anzi, le ho detto di avere smesso perché non ho notato particolari benefici, quindi stavo spendendo soldi e tempo inutilmente.
La parte del rituale che mi scatena l’eccitazione è la fantasia medico-paziente dell’essere violato, impotente a resistere, ma purtroppo questo momento non è più contemplato dal mio amico gnomo, il quale, appena apro la porta, si dedica immediatamente all’oggetto del suo interesse.
Questo mi dispiace abbastanza, ma il risultato mi fa dimenticare presto quella mancanza.
È bravo, maledettamente bravo, le sue mani e la sua bocca mi danno un gran piacere, non devo dirgli niente, lui sa già quello che mi fa godere al massimo. È come se conoscesse intimamente il mio corpo e i miei sensi.
Mi confida che nella sua attività ne vede tanti e ne ha visti tanti (immagino che non li abbia solamente visti) ma il mio è veramente grande, fuori dalla norma.
Sostiene che dovrei fare l’attore in certi film. Sono lusingato, mi verrebbe da credergli.
Mi domando solo come faccia a mettersi in bocca tutta la mia mazza, senza sforzo, in un modo così appagante per me, nonostante che fisicamente, all’apparenza, sembrerebbe che non ci possa stare assolutamente. Anche se riesco a controllarmi un po’, è sempre lui che conduce a suo piacimento, gioca con me, mi trascina in su e in giù finché gli pare o finché ha tempo.
Poi mi fa venire piacevolmente ed esplosivamente, mi pulisce e mi accudisce, mi ringrazia calorosamente e mi congeda.
La mia cavalleria di ormoni è sempre al galoppo, che bella questa età! Ogni giorno sono piacevolmente a cavallo della mia ragazza e a volte di qualche ex generosa, alla quale evidentemente ho lasciato dei buoni ricordi. Ciononostante è grande la pulsione e la voglia di sfogare la mia libidine nel mio segreto modo alternativo.
Ogni settimana mi faccio vivo per fare la mia consueta efficace seduta di terapia, parimenti dimentico sempre più facilmente le mie remore morali e i complessi di colpa.
Già, dubbi e complessi di colpa. Mi vengono solo dopo, quando sono scarico. Mi faccio abbastanza schifo, la situazione anche: un ometto brutto e anziano, ma che sto facendo?
I giorni passano e il mio corpo comincia ad accumulare di nuovo ormoni.
Non sono mai stato un egoista, nella vita e nel sesso, perciò il ruolo di unico beneficiario del piacere, se veramente sono l’unico, mi sta mettendo a disagio.
Dopo averci pensato un paio di volte, in questa occasione mentre sto apprezzando piacevolmente le cure del mio terapista gli chiedo se posso toccarglielo anch’io.
Gli viene quasi un colpo, capisco che il possibile scambio di ruolo non è mai stato contemplato nelle sue convenzioni, però lui risponde: «Certamente».
Cerco di farmi strada nel suo abbigliamento stile “contadino all'antica”, cintura, pantaloni, camicia, mutandoni di Fantozzi, canottiera infilata nei medesimi. Rido dentro di me facendo il paragone con me stesso: jeans, microslip, polo di fuori.
La sorpresa mi lascia immobile per un attimo; dopo aver attraversato intere pareti di panni, sotto tutto questo si erige prepotentissimo e durissimo uno dei più microscopici pisellini immaginabili (escludendo i bambini), corredato di un paio di altrettanto minime palline.
Penso subito: “Poveretto, ora si spiegano tante cose. Forse è proprio per questo che…”. Ma altrettanto rapidamente penso anche che ha una moglie e tre figli, quindi una generosa sprovveduta potrà anche aver goduto di quella assoluta disperante inconsistenza. Ad occhio sarà lungo, ora che sta per esplodere, quattro centimetri glande compreso, largo come il mio pollice.
Ignoro subito tutte queste considerazioni, mi abbasso e glielo prendo in bocca, è facile, è poco più di una caramella. È la prima esperienza del genere da adulto, non mi dispiace.
Sento subito che è al pari o peggio del mio amico d’infanzia, anche per questo ometto l’igiene intima non è una cosa prioritaria. Vabbè, non siamo tutti uguali.
Sento la tensione del suo pene al massimo, è durissimo, lui ha tutti i sensi in subbuglio, mi ha afferrato la testa e me la preme sul suo inguine, sbuffa e grugnisce.
Come e più rapidamente di me la prima volta, mi sento schizzare nelle tonsille e nel più profondo della gola un getto potente, caldo, acido e salato, inesauribile, dura alcuni secondi, mi riempie quasi tutta la bocca, tanto che per un attimo mi preoccupo.
“Quanto sborra questo vecchio gnomo! Che gusto, sono io che stavolta l’ho dominato”.
Guardo il posto dove prima c’era il suo cosino, ora non c’è più niente, neppure le palline.
Se ci fosse un’apertura potrebbe sembrare un pube femminile.
Con la bocca piena vado in cerca del lavandino dove depositare tutta questa roba.
La prossima volta lo gnomo mi ha proposto di fargli visita fuori orario, in modo da potermi dedicare più tempo.
Sono di nuovo perplesso: non sono un gay ma neanche un vero bisex; al di fuori di quando sono eccitato, il corpo maschile mi ripugna, l’odore di maschio mi disgusta, il pelo ed il sudore sono repellenti. Senza contare che l’ano e la cacca mi fanno proprio schifo, figuriamoci l’ipotesi di metterci dentro il mio pisello. Per carità!
Quindi eccomi qua a suonare alla porta dello studio, fuori dell’orario delle visite.
L’ometto mi accoglie in vestaglia e ciabatte. ORRORE! Vorrei fuggire.
Mi porta in una camera da letto. Ha appena fatto la doccia, si è preparato per l’incontro, almeno così non puzza. Da nudo non è che abbia guadagnato molto rispetto a quando è abbigliato. Non avevo dubbi. È molto abbronzato, lo è integralmente, “culo rotto” penso; questo cazzone non solo se la fa con i suoi pazienti, ha anche una doppia vita fatta di spiagge di nudisti con contorno di guardoni e finocchi.
Andiamo bene. Chissà cosa mi credevo io? Chissà come concilia con la famiglia?
Mi spoglia. Devo dire che è sempre stata un parte che mi piace, mi fa sentire l’oggetto del desiderio, come quando si scarta un regalo. M’invita a sdraiarmi sul letto. Di nuovo repulsione, l’idea di due uomini in un letto non mi piace proprio.
Perché non un divano, un tappeto, una sedia, un tavolo? Perché proprio un letto?
Ormai sono in ballo e, seppur malvolentieri, mi assoggetto.
Per il resto lo lascio fare, le esperienze precedenti mi inducono a pensare che non sbaglierà di sicuro.
Infatti, prima di estrarre dal mio corpo tutto il fluido vitale che si poteva, sfodera tutto il suo repertorio di arti amatorie, sfruttando la sua conoscenza del mio corpo: succhiandomi i capezzoli, leccandomi a lungo estenuantemente le palle e, superato un bel po' d’imbarazzo e di tensione iniziale, leccandomi gustosamente l'ano. Abilmente, amabilmente, a lungo.
Quando me ne vado non provo alcun senso di colpa.
D’ora in poi sarà così, ma mi resterà sempre un po’ di disappunto per non poter provare più l’eccitazione del paziente violato nello studio.
I tempi felici si diraderanno presto, incomberà la necessità di guadagnare la misera pagnotta presso altri lidi, lontani.
Fine del tempo libero, fine della spensieratezza. Fine anche delle mie sporadiche sedute di terapia.
Ogni tanto, quando torno, vado a trovare il mio singolare amico, forse una volta all’anno, più per salutarlo che per altro.
Adesso è abbastanza anziano ma non ha perso le sue voglie e la sua caratteristica principale con il sottoscritto: devo lasciarlo fare, perché se mi venisse in mente anche solo di sfiorargli appena il suo piccolo pisellino, verrebbe immediatamente, esaurendo subito le scarse munizioni a disposizione.
Per tutto il tempo che l’ho frequentato, il mio curioso ometto si è dimostrato sempre estremamente discreto, mai insistente, non invadente né ossessionante.
A dispetto del suo misero aspetto fisico e della sua modesta estrazione sociale, il mio amico è stato sempre, in tutto e per tutto… un vero signore.
Non è farina del mio sacco ma un racconto scaricato da internet dieci anni fa, che ho sottoposto a un’accurata correzione e a un corposo editing. Ne apprezzai molto (e ne apprezzo tutt’ora) l’originalità, nonché lo stile brillante e ironico. È un mio omaggio all’autore di cui non ricordo nulla; mi piacerebbe si facesse vivo e spero non ne abbia a male. Se così fosse non esiterò a cancellare tutto.
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